Coronavirus in Ticino
Lunedì il test di ripartenza
con la riapertura dei cantieri

Il Cantone corre sulla fase due, migliaia di frontalieri comaschi coinvolti, riapertura del valico di Bizzarone

Mentre Ticino e Svizzera hanno ormai raggiunto i 3 mila ed i 27 casi di coronavirus con 277 e 1342 decessi, l’attenzione oltreconfine si sposta su altri due temi di stretta attualità, il lavoro e la scuola. A livello federale sono 167 mila le aziende che hanno bussato alla porta della solerte Segreteria di Stato dell’Economia chiedendo di accedere al lavoro ridotto (o disoccupazione). Un segnale letto in Ticino come una chiara volontà delle imprese di «rinunciare ai licenziamenti e mantenere così i posti di lavoro», come affermato al Corriere del Ticino dal direttore della Camera di Commercio cantonale, Luca Albertoni. Il Cantone di confine sembra ormai proiettato verso la “fase due” che per molti frontalieri da domani significa il ritorno alla pseudo normalità. Un messaggio rassicurante è giunto ieri anche dalla presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga, che ha annunciato anche una novità e cioè che «dopo l’11 maggio ci sarà un periodo più lungo in cui le misure in vigore a quella data rimarranno tali». Non ci sarà dunque un ulteriore allentamento delle restrizioni. E questo «per valutare gli effetti che le prime due fasi di apertura avranno sull’andamento dell’economia». L’obiettivo di Berna è limitare «il più possibile le restrizioni per l’economia e la popolazione». Ma certo la guardia deve essere tenuta alta. Da lunedì oltre ai tanti frontalieri riprenderà anche l’attività dei Tribunali ticinesi. La giustizia civile riaprirà in toto, mentre gradualmente ripartirà anche l’attività penale. Fermi invece fino al 25 maggio i consigli comunali. E veniamo al mondo della scuola. Il via alle lezioni annunciato da Berna per l’11 maggio ha fatto storcere il naso a diversi sindaci.

Tra le tanti voci delle ultime ore, da registrare quella di Marco Borradori, sindaco di Lugano ed esponente moderato della Lega dei Ticinesi, che si è detto scettico circa la possibilità di riaprire gli istituti scolastici l’11 maggio. L’attenzione è rivolta come detto a domani, con il Ticino che gradualmente darà un segnale alla Svizzera, ma anche alle province di confine riaprendo i cantieri fino a 10 addetti.

Sull’argomento, nelle ultime, sono intervenuti diversi esponenti politici ticinesi. É il caso del presidente del Ppd, Fiorenzo Dadò, che non ha fatto mistero circa il fatto che «si debba andare coi piedi di piombo circa le aperture». Lasciare briglia sciolta alle attività significa - secondo Fiorenzo Dadò - «avere un nuovo aumento dei contagi». «E c’è il rischio - ha aggiunto il presidente del Ppd - che la seconda ondata sia peggio della prima». Il Canton Ticino - come più volte rimarcato anche dal nostro giornale - ha deciso di seguire una linea di condotta propria, andando allo scontro nelle scorse settimane con Berna. Ma certo la prossima sarà una settimana importante per capire quali ripercussioni avranno le aperture alle attività concesse da Bellinzona.

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