Coronavirus, il 30% rischia danni gravi
Ambulatori per seguire chi è guarito

Problemi ai polmoni per chi ha avuto la malattia in forma severa - Ma sono colpiti anche altri organi. Via alle visite di controllo negli ospedali

I polmoni del 30% dei pazienti guariti dal Covid sono a rischio. Gli ospedali comaschi non a caso stanno attivando dei follow up e degli ambulatori post epidemia.

La Società italiana di pneumologia sostiene che il virus può lasciare dei danni respiratori gravi e a volte anche irreversibili nei pazienti che hanno affrontato la malattia in forma grave. L’infezione lascia dei segni profondi. A livello respiratorio l’esito più sfortunato per le persone che sono finite in terapia intensiva sono delle fibrosi, a volte permanenti e perfino progressive. Tradotto con le parole dell’ex primaria di pneumologia del Sant’Anna Anna Maspero «si possono descrivere come delle cicatrici e la fatica maggiore è dei pazienti che già avevano una malattia sottostante, per esempio una bronchite cronica».

Per liberarsi dal Covid, ga spiegato il primario di Malattie infettive del Niguarda Massimo Puoti, il nostro organismo scatena una tempesta infiammatoria, una reazione eccessiva che produce anche trombosi ai vasi sanguigni, problemi cardiaci oltre che strascichi neurologici, complicanze al fegato e ai reni. «Abbiamo cominciato a contattare i primi pazienti - spiega Luigi Pusterla, primario del reparto di Malattie infettive del Sant’Anna - e abbiamo già anche rivisto alcuni di quelli che avevano manifestato dei quadri particolarmente complessi e delicati». Sono iniziate dunque le visite di controllo post Covid. L’ospedale di San Fermo ha trattato ad oggi 1.008 pazienti, di cui 860 comaschi. «Asst Lariana – spiega in una nota l’azienda socio sanitaria - sta valutando l’organizzazione di un apposito ambulatorio clinico ed epidemiologico per garantire un controllo dei pazienti colpiti dal Covid. Gli effetti più noti provocati dal virus contemplano danni ai polmoni, ma emergono anche dati di complicanze a livello di cuore, reni, coagulazione del sangue e anche effetti neurologici e psicologici». Lo stesso servizio sta partendo anche negli ospedali milanesi.

Iniziando dai polmoni, occorrerà iniziare a verificarne la funzionalità, con una spirometria e, se necessario, garantendo ai pazienti l’ossigenazione. «Anche noi abbiamo già fatto dei controlli a stretto giro – dice Valerio Rossini, primario di pneumologia del Valduce, ospedale che ha trattato circa 700 casi, in maggioranza comaschi – a tre giorni e a una settimana, prima telefonicamente, per accertare il buon decorso della malattia. Poi con l’Ordine dei medici abbiamo abbozzato un protocollo per fissare le visite, i controlli, per capire se ci sono recidive o peggioramenti. Infatti ci vogliono anche parecchie settimane per liberarsi del problema del “fiato corto”. Quindi tra sei mesi rifaremo esami e Tac». Al Valduce sono partiti anche dei controlli a livello neurologico.

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