Contestata l’eredità di Mennea
I fratelli: testamento falso

il campione della velocità, morto a marzo di quest’anno, ha lasciato tutto alla moglie

Un giallo sull’eredità di Pietro Mennea . Il campione olimpico nei 200 metri a Mosca nel 1980 e a lungo detentore del record mondiale della categoria, scomparso il 21 marzo di quest’anno, ha lasciato un testamento redatto e firmato soltanto 9 giorni prima della morte che vede come unica beneficiaria del suo patrimonio la moglie Manuela. Ma i tre fratelli di Mennea non riconoscono quella firma e sono convinti che sia falsa.

Così Vincenzo, Giuseppe e Luigi si sono rivolti al tribunale civile di Roma per ottenere il sequestro giudiziario dell’intero patrimonio dell’ex primatista mondiale dei 200 metri. In attesa di una perizia sul documento, depositato da un notaio di Roma.

I tre fratelli sono convinti di avere ragione, anche perché un esame «non ufficiale» è già stato fatto. « Sul documento - spiega l’avvocato Tiziana dell’Anna che segue la vicenda - è stata già eseguita una perizia privata, con la comparazione tra la firma riportata e quelle che compaiono in documenti ufficiali. Questa ha concluso che il testamento è apocrifo. Il testamento nel caso di Mennea - spiega ancora il legale - era necessario per poter lasciare tutto il patrimonio alla moglie, come è avvenuto. Non avendo figli, la legge prevede che un terzo spetti ai fratelli. E, invece, in questo caso nulla. Esclusi sia i tre fratelli che la sorella. Ma i suoi fratelli ci sono rimasti malissimo».

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