Cinghiali, “spara” anche la Federcaccia
«Penalizzati da regole e rischi penali»

Tremezzina Il presidente Navio e il caso dei 110 cacciatori che non hanno ritirato il tesserino

Lo “strappo” dei 110 cacciatori del Comprensorio Alpino di Caccia delle Prealpi Comasche presieduto da Livio De Angeli - abilitati alla caccia al cinghiale - che sin qui hanno deciso di non ritirare né tesserini né bracciali per la caccia di selezione può rientrare con due importanti e, si spera, rapide mosse da parte della politica.

Ne è convinto Mauro Navio, da due mesi presidente provinciale di Federcaccia (2100 associati, in buona sostanza l’80% dei cacciatori comaschi), che - schierandosi apertamente al fianco dei cacciatori - indica la rotta da seguire: «Le difficoltà burocratiche che ostacolano l’esercizio di una caccia utile come quella al cinghiale vanno superate al più presto. È importante che venga precisata a stretto giro la questione della geolocalizzazione degli abbattimenti e, in rapida successione, è altrettanto importante che vengano delineati i confini entro i quali l’allettamento alimentare non costituisca reato - sottolinea Mauro Navio - Non si può andare a caccia da un lato con il pesante fardello di regolamenti o norme di difficile applicazione, dall’altro con la spada di Damocle di possibili risvolti in sede penale».

Anche per questo motivo, l’incontro del prossimo 20 giugno a Como con l’assessore regionale con delega a Caccia e Pesca, Fabio Rolfi, assume un’importanza strategica per ciò che sarà di una caccia che incide in maniera importante anche sui già delicati equilibri territoriali.

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