C’è un lupo sulle montagne dell’Alto Lario

Gravedona Predatore avvistato alla Bocchetta di Germasino: trovata a Livo la carcassa di una pecora sbranata. L’animale fotografato a 1.200 metri, allevatori preoccupati. Testa: «Abbiamo rilevato diversi attacchi in zona»

L’ha immortalato un escursionista alla Bocchetta di Germasino, a 1.200 metri di quota: è un maestoso esemplare di lupo, che non accortosi della presenza dell’uomo a una certa distanza se ne stava tranquillo, accovacciato sulla neve. Da alcuni anni è nota la presenza del grande predatore sulle montagne dell’Alto Lario, a volte con effetti non positivi.

Qualche settimana fa, poco più a nord, lungo la strada che da Livo conduce a Dangri, era stata rinvenuta la carcassa di una pecora sbranata; altri capi del gregge dello stesso allevatore locale sono spariti e non più rinvenuti. Non è stato possibile attribuire con certezza la paternità del fatto al lupo, anche se rimane l’ipotesi più probabile.

«Il lupo fotografato in questi giorni alla Bocchetta di Germasino potrebbe essere lo stesso che ha predato la pecora a Livo»

«Il lupo fotografato in questi giorni alla Bocchetta di Germasino potrebbe essere lo stesso che ha predato la pecora a Livo – interviene il comandante, Marco Testa – . Nella stessa zona, del resto, è già stato rilevata in più occasioni la sua presenza». La Bocchetta di Germasino si trova lungo la strada del Passo Giovo e per parecchio tempo il branco transfrontaliero che dalla Val Morobbia, in Canton Ticino, è approdato in Val Cavargna e in Valle Albano ha stazionato proprio lì: «È una zona boschiva molto ricca di ungulati – afferma Testa – . Abbiamo rilevato diverse predazioni a quella quota e anche con le fototrappole è stato registrato un andirivieni di lupi. Il branco, poi, si è spostato, ma ci sono esemplari che ci tornano saltuariamente; l’ultimo nostro avvistamento risale a due mesi fa poco più a monte, nell’area di Brunedo: in quel caso erano presenti due esemplari, ma non è rara nemmeno la presenza di un solo esemplare».

Il branco arrivato sulle nostre montagne dalla Svizzera si è riprodotto e i nuovi esemplari sono andati ad occupare nuovi territori: «In genere solo un paio di lupacchiotti della cucciolata rimane a far parte del branco d’origine per sostituire i capi che muoiono – osserva ancora Testa – . La vita allo stato selvatico, come si può ben immaginare, riserva oggettive difficoltà e quella del lupo ha una durata media di parecchio inferiore a quella di un normale cane».

Un branco occupa una porzione di territorio in maniera esclusiva, definiti da marchi odorosi, e la sua estensione dipende da numerosi fattori, in particolare dalla densità delle prede.

Avvistamenti

Ogni avvistamento, di questi tempi, suscita preoccupazione fra i pochi allevatori rimasti in Alto Lario e le pecore scomparse a Livo, una delle quali rinvenuta sbranata, rappresentano un ulteriore segnale di ansia: «Il lupo attacca la sua preda al collo e, non sopportando il sacco del rumine, lo stacca e lo allontana spesso di diversi metri dall’animale di cui poi si nutre. Non sempre, tuttavia, è possibile stabilire con certezza se la predazione è avvenuta ad opera di lupi o, per esempio, di cani selvatici. Per il caso di Livo, in attesa di risultati più certi dalle analisi dei campioni prelevati, propendiamo tuttavia per un’azione da attribuire al grande predatore».

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