INTERCETTAZIONI CHOC

BRIVIO: «ASSURDO»

Secondo il gip il sindaco, non indagato, avrebbe avuto comportamenti censurabili

Una serie di sms e di telefonate tra il sindaco di Lecco Virginio Brivio e il consigliere comunale Ernesto Palermo, e poi ancora tra Palermo e Marco Rusconi e tra il primo cittadino di Valmadrera e il collega lecchese.

Molte pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere dieci persone nell’ambito dell’inchiesta Metastasi vedrebbero interagire tra loro questi tre personaggi: due finiti in cella, rispettivamente per associazione a delinquere di stampo mafioso (Palermo) e corruzione e turbativa d’asta aggravate (Rusconi), la terza nemmeno indagata. Perché per il giudice delle indagini preliminari che ha avallato le ordinanze di custodia cautelare quanto detto e fatto dal sindaco di Lecco, per quanto emerge dalle carte dell’indagine, non avrebbe rilevanza penale.

Virginio Brivio apprende delle intercettazioni in serata, appena prima di salire sul palco del teatro della Società con Walter Veltroni. «Assurdo, mi fanne passare per un tramite con la malavita. Domani (oggi, ndr) convocherò una conferenza stampa e spiegherò esattamente tutti i passaggi di questa vicenda».

Brivio è provato, si sente sotto attacco ingiustamente: «Palermo sta tirando giù tutto - dice - così passa il teorema che i politici sono tutti uguali. Io non ci sto, in questo modo quello che la mafia qui non riesce a fare con le pistole o con le bombe si fa con le telefonate. Si rischia di interrompere un percorso virtuoso e il lavoro fatto contro la criminalità. Ma non sono disposto a farmi massacrare».

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