Blitz antiterrorismo
I cinque arresti sul Lario

L’accusa: siriani finanziavano i combattenti di Al Nusra. Retata tra l’Erbese e Colico. In cella anche un foreign fighter di Ponte Lambro

Insospettabili imbianchini, autotrasportatori, magazzinieri o commercianti, dopo lo scoppio della guerra in Siria si sono trasformati in combattenti a tempo perso o in finanziatori delle milizie armate anti Assad.

Un’operazione della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura antimafia di Brescia, ha portato a un blitz antiterrorismo che ha coinvolto le province di Como e di Lecco. In cella, con l’accusa di “finanziamento di condotte con finalità di terrorismo”, sono finiti due siriani formalmente residenti a Ponte Lambro, anche se trasferiti da tempo uno a Colico - dove vive con la moglie, una donna italiana originaria di Bellano - e l’altro a Bologna. In cella, con l’accusa di aver collaborato in attività di abusivismo finanziario e di riciclaggio di denaro, altri tre siriani con casa tra Canzo ed Erba.

Sullo sfondo un piccolo esercito di “foreign fighters”, pendolari del kalashnikov pronti a lasciare le loro famiglie e i loro lavori in Brianza per combattere nelle file delle milizie siriane che lottano contro il regime di Assad.

Le due figure principali dell’inchiesta sono un 38 enne siriano per anni residente a Ponte Lambro prima di trasferirsi per lavoro a Bologna (nell’Erbese vivono ancora amici e parenti che lui periodicamente viene a trovare), e un quarantenne, residente sempre a Ponte Lambro anche se da tempo ha trasferito il domicilio a Colico, dove ha sposato una donna del paese (anche lei finita sotto inchiesta, ma non interessata da provvedimenti cautelari).

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