Assemblea sull’ex Falck: «Necessario indagare sull’incidenza del cancro»

Novate Mezzola: partecipata assemblea di Salute ambiente sul progetto di Novate mineraria sull’area.

«Per il principio di precauzione bisognava fermarsi e fare indagini più approfondite». É stato il medico del lavoro Edoardo Bai a incrociare durante la serata pubblica di lunedì organizzata da Comitato Salute & Ambiente Lago e Valli, Medicina democratica, Legambiente e Associazione Amici della Valcodera dati vecchi e recenti riguardanti le concentrazioni di cromo e l’incidenza dei tumori al polmone nell’area del fondovalle chiavennasco.

Tema, ovviamente, l’ex stabilimento Falck e il nuovo progetto del Parco minerario del San Fedelino che la società Novate Mineraria vuole realizzare sul territorio di Novate Mezzola: «Al momento della chiusura dell’impianto dell’ex Falck - ha spiegato il medico - è stata fatta un’indagine sull’assorbimento dei metalli da parte di bioindicatori. In questo caso i licheni. Un’indagine che ha portato a rilevare come nel territorio compreso tra Gordona, Samolaco e Novate ci fosse una presenza di 5,4 parti per milligrammo di cromo in media. Due volte quella determinata dal traffico nell’hinterland di Milano. Nel 2015, quindi, è stata fatta un’indagine epidemiologica. Questa ha evidenziato un’incidenza del cancro al polmone su questi territori del 16-18 per cento superiore rispetto al dato provinciale. Non c’è un’evidenza che questo dato sia stato provocato dallo stabilimento siderurgico, ma credo che ce ne sia a sufficienza per fermarsi e andare più a fondo».

L’incontro ha visto la partecipazione al tavolo di Luca Giunti, esponente del comitato tecnico dei NoTav della Val di Susa. Invito non casuale, sia per l’esempio di lotta, per ora a buon fine rappresentato dalla popolazione della valle piemontese negli ultimi 25 anni sia perché il ballast che dovrebbe essere prodotto nell’ex stabilimento Falck di Novate Mezzola sarà destinato proprio all’Alta Velocità ferroviaria.

«Non voglio sicuramente portare insegnamenti, ma condividere un’esperienza. Ricordate che le battaglie hanno successo se si fondano su tre gambe ben solide: popolazione, tecnici e amministratori. Nel vostro territorio, purtroppo, quest’ultimo aspetto sembra mancare. Non fidatevi delle prescrizioni, dei monitoraggi e delle rassicurazioni. Rompete le scatole pacificamente ad ogni livello».

A metà novembre è arrivato il via libera da parte dello Sportello unico per le attività produttive della Comunità montana, in seguito a diverse conferenze dei servizi. Non un benestare senza problemi, comunque. Le prescrizioni sono ben trentaquattro e alcune abbastanza rilevanti. In ogni caso non ci potrà essere il via ai lavori senza che prima Novate Mineraria abbia ottenuto la concessione per la realizzazione di un pozzo da cui attingere acqua dalla falda per le lavorazioni.

Capitolo ricorsi, infine. Come noto a metà marzo si dovrebbe esprimere il Tar della Lombardia, mentre per il ricorso al presidente della Repubblica, e quindi, al Consiglio di Stato i tempi potrebbero essere leggermente più lunghi. Le associazioni hanno anche presentato un esposto in Procura, che ha portato all’apertura di un’indagine.

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