Asili parrocchiali, suona l’allarme

In provincia ci sono 29 strutture che accolgono 1.800 bambini e danno lavoro a 200 persone «Forniamo un servizio fondamentale che nessuno può sostituire, ma servono risorse»

A suonare il campanello d’allarme, senza fare mistero sulle difficoltà che gli asili parrocchiali anche in provincia stanno incontrando è stata Elisabetta Natali presidente della Fism (Federazione italiana delle scuole materne di ispirazione cattolica) di Sondrio, davanti all’assemblea annuale convocata mercoledì nella chiesa di Chiuro,

Una realtà molto radicata sul nostro territorio quella delle scuole dell’infanzia della Fism, «che sono 29 dall’Alta Valle alla Valchiavenna e offrono un servizio all’incirca a 1.800 bambini, asili in cui lavorano 122 docenti, a cui si aggiunge il personale ausiliario», una sessantina tra cuochi e assistenti.

«Ritengo che le scuole paritarie rappresentino un tassello importante nell’ambito di un unico servizio pubblico di istruzione e formazione – ha detto ieri Molinari in una nota -. Sono personalmente vicino alle scuole, che in questo periodo stanno soffrendo economicamente a causa dell’epidemia in atto, ma auspico una positiva soluzione anche di questa vicenda. Sono profondamente convinto che sia necessario costruire positivi rapporti di collaborazione fra scuola paritaria e scuola statale nell’esclusivo interesse dei nostri ragazzi».

«Due le casse integrazioni di cui si è potuto disporre in questo periodo - entra nel merito del mancato stipendio degli insegnanti Natali -. Una è la cassa in deroga solo per le scuole con un massimo di cinque dipendenti, l’altra invece è quella del Fis (Fondo d’integrazione salariale) per le scuole con oltre cinque dipendenti», come gran parte delle materne della Fism provinciale. «La cassa integrazione in deroga prosegue sino a giugno - ha concluso la presidente -, mentre per gli altri si è conclusa al 31 maggio. Ma i nostri insegnanti sono andati avanti a lavorare».

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