Sondrio, gallo denunciato perché canta all’alba

Protagonista l’animale di un’azienda agricola di Triasso. Sul posto anche gli agenti della polizia locale

Il gallo canta - e d’altra parte quello fanno i pennuti all’alba -, i vicini non lo sopportano e chiamano la polizia locale. Impettito con la sua bella cresta rossa, ignaro di aver causato tanto trambusto con il suo richiamo al giorno che nasce, ha rischiato la denuncia per disturbo alla quiete pubblica il polletto americano di proprietà della signora Matilde Stangoni di Triasso, frazione rurale di mezza costa a una manciata di chilometri da Sondrio.

Motivo di tanto clamore? Il canto all’alba che dopo secoli in cui ha rappresentato la sveglia “naturale” delle comunità contadine e dei borghi, che è stato esaltato insieme al cinguettio degli uccelli, al gracidar delle ranocchie e dei rumori della natura in tutte le loro declinazioni durante il lockdown, ora a quattro anni di distanza dal Covid e con le abitudini urbane che prendono il sopravvento sulle tradizioni, è diventato occasione di tensione nella comunità di poche case e un centinaio di abitanti.

Ma veniamo ai fatti. Qualche giorno fa, mentre era intenta nelle sue faccende contadine nell’orto, la signora Matilde, titolare dell’azienda agricola Ca’ Barroni, ha visto arrivare l’auto della Polizia municipale. A bordo tre agenti, due uomini e una donna. Quando li ha visti, in formazione così numerosa, la signora Matilde si è spaventata. «Ho pensato a cosa potesse essere successo di così grave da giustificare la loro presenza - racconta -. Poi si sono avvicinati e mi hanno spiegato che avevano ricevuto una segnalazione perché il mio gallo canta e disturba di notte impedendo alle persone di dormire». Nomi di chi ha fatto la segnalazione, gli uomini del Comando sondriese non ne hanno fatti.

La signora Matilde ha prima sorriso a quelle parole e poi ha accompagnato gli agenti a vedere il pollaio, il primo lungo la strada, dove dimora il galletto. «L’anno scorso ne avevo due – spiega – questo ce l’ho soltanto da un mese, un mese e mezzo e comunque di notte dorme chiuso, al buio. Cantare, canta al mattino, all’alba, mica di notte e non mi pare che abbia neppure un verso così forte». Non un gran tenore secondo la signora Matilde.

I vigili hanno fatto il loro sopralluogo, hanno verificato la distanza tra il pollaio e le case più vicine e poi, dopo aver rassicurato la signora Matilde, sono risaliti in auto e tornati verso i rumori meno bucolici della città. La donna, che sulle prime aveva riso di quella strana segnalazione, poi si è dispiaciuta. «Ci sono rimasta male, davvero male – dice -. Ho la mia campagna da lavorare e devo occuparmi di chi denuncia il mio gallo perché fa quello che deve: cantare all’alba. È assurdo, anzi una vergogna».

Lui, intanto, il gallo ha continuato a razzolare fiero con la sua cresta rossa e al mattino a dare il benvenuto al sole certamente non immaginandosi che quel suo canto potesse causare tanto trambusto nella tranquillità del piccolo borgo.

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