Ponte di Annone, Polano: «Non sono d’accordo con la sentenza»

L’allora presidente della Provincia di Lecco: «I soli ritenuti responsabili, paradossalmente, sono i due funzionari dell’ente al quale non apparteneva il ponte»

«Con tutto il dovuto rispetto per la Magistratura, non sono d’accordo». Flavio Polano è «il presidente della Provincia di Lecco che ha visto crollare il ponte di Annone», come ricorda, con ancora negli occhi le scene drammatiche di quel 28 ottobre 2016.

«Mi lascia fortemente meravigliato - dichiara, quindi, all’indomani della sentenza pronunciata in Corte d’Appello a Milano - che la colpa, alla fine, ricada tutta sulla Provincia di Lecco. I soli ritenuti responsabili, paradossalmente, sono i due funzionari dell’ente al quale non apparteneva il ponte». Polano non ha dubbi: «Leggerò con attenzione le motivazioni della sentenza - dice - perché il crollo del ponte di Annone è una tragedia e un capitolo della storia del territorio indimenticabile per chiunque, a prescindere dal ruolo ma, a maggior ragione, per chi quel giorno, come il sottoscritto, deve dire: io c’ero. Proprio perché c’ero, prendo atto, ma non concordo affatto. Di mestiere non faccio il giudice, però qualcuno - rimarca Polano - è uscito di scena subito, come la Provincia di Bergamo (inizialmente coinvolta nel rilascio di autorizzazioni all’azienda proprietaria dell’autoarticolato sotto il cui peso il cavalcavia collassò); adesso, assistiamo all’assoluzione addirittura di Anas: l’unico colpevole, è la Provincia di Lecco? Sul viadotto passava una strada provinciale, ma l’infrastruttura non era della Provincia: è ben diverso».

La quinta sezione della Corte di Appello di Milano si è espressa tuttavia lunedì in merito al ricorso presentato dalle difese e dalla parte civile Codacons, sulla sentenza pronunciata nel settembre 2021 dal Tribunale di Lecco. L’ha parzialmente ribaltata: è stato assolto, infatti, il dirigente di Anas Giovanni Salvatore. Confermate, invece, le condanne di due dirigenti della Provincia di Lecco, Andrea Sesana e Angelo Valsecchi, responsabile del settore Viabilità della Provincia di Lecco. Le condanne sono state ridimensionate rispetto al giudizio di primo grado: un anno e quattro mesi (con il beneficio della pena sospesa e della non menzione) per Sesana e un anno e otto mesi per Valsecchi, difesi rispettivamente dagli avvocati Stefano Pelizzari ed Edoardo Fumagalli; in primo grado, la condanna era stata di tre anni e otto mesi per Valsecchi; di tre anni per Sesana; di tre anni e sei mesi per Giovanni Salvatore.

Com’è noto, il crollo costò la vita al civatese Claudio Bertini, 68 anni, insegnante di educazione fisica: direttore del centro sportivo “Pro Patria Milano”, il 28 ottobre 2016 stava rientrando, come ogni giorno, da Milano alla guida della propria Audi, finita schiacciata. Lasciò nel dolore la moglie, Augusta Brusadelli, e la figlia, Valeria. Commenta l’allora presidente della Provincia, Polano: «Fu giusto che vari enti fossero chiamati a rispondere della tragedia; ma il fatto che, ora, si stiano sfilando tutti e rimanga la colpa in capo alla Provincia, no: dato che ho vissuto in prima persona la vicenda, posso dire che questo non lo ritengo affatto giusto».

I difensori di Valsecchi e Sesana sono intenzionati a giungere sino al terzo grado di giudizio, puntando all’assoluzione in Cassazione.

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