«Siamo pronti alla vita», docenti scrivono a Mattarella per cantare l’inno modificato

«Siamo pronti alla vita» o il tradizionale «siam pronti alla morte»? Al presidente Sergio Mattarella l’ultima parola. Al capo dello Stato si sono infatti rivolti i docenti dell’istituto Manzoni di Merate, finiti nella bufera quando il consigliere regionale Giacomo Zamperini ha scoperto che il prossimo 24 aprile, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione, gli studenti canteranno un Inno di Mameli modificato.

Il Fratello d’Italia ha gridato al sacrilegio e informato il sottosegretario all’istruzione Paola Frassinetti. I professori hanno precisato che quella versione modificata è in uso da anni e che, mai nessuno, fino a qualche settimana fa, aveva avuto nulla da ridire. Non tutti i genitori hanno però accettato la spiegazione.

A questo punto, per trovare una soluzione, i docenti hanno scritto a Mattarella.

Dopo avere precisato che la versione modificata è in uso dal 2017 e riprende quella «cantata dai bambini del Piccolo Coro di Milano nel 2015 in occasione della cerimonia ufficiale di inaugurazione dell’EXPO di Milano», i professori sottolineano l’assenza di «connotazione politica» o «la pretesa di modificare l’Inno nazionale». Spiegano. «”Siamo pronti alla vita” vuole sintetizzare un messaggio educativo universale. È l’esortazione all’impegno sociale e civico, è lo sguardo di speranza nel futuro».

Tuttavia, dal momento che «la vicenda sta assumendo un carattere divisivo nella comunità scolastica e territoriale, minando la serenità, le alleanze educative e il clima di condivisione con il territorio che da sempre contraddistinguono l’azione educativa dell’istituto», si sono rivolti al presidente della Repubblica. Affinché attraverso «la saggezza delle sue parole possa fare luce sulla legittimità delle scelte in atto nel nostro istituto».

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