Sedicenne ritrovato, la fuga in Europa e il ritorno: la ricostruzione degli spostamenti

Gli stessi vestiti che indossava il giorno della scomparsa. La giacca di jeans blu scuro, i pantaloni beige, le scarpe da ginnastica bianche. Solo lo zaino era diverso. Probabilmente sostituito durante il suo lungo viaggio tra Slovenia e Croazia, fino ai confini con il Montenegro. Fermo a una biglietteria automatica della stazione Centrale di Milano, accanto ai tornelli, nella galleria dei mosaici. Stava comprando un biglietto per tornare a casa, a Colico, dai suoi genitori. Una coppia lo ha visto, ha confrontato l’immagine diffusa in questi giorni, poi ha chiamato un addetto delle ferrovie. Il sedicenne è stato ritrovato ieri mattina alle 7.40, a pochi metri di distanza da dove le telecamere di videosorveglianza lo avevano ripreso l’ultima volta il giorno in cui invece di andare a scuola, dopo aver raggiunto Morbegno, è salito su un treno diretto a Milano facendo perdere le sue tracce.

«Le persone che lo hanno riconosciuto ci hanno subito avvisato - spiega Marco Fazio, commissario capo del presidio Polfer all’interno della stazione-. Lo abbiamo avvicinato e chiesto i documenti. Era tranquillo, ci ha detto “sì, sono io il ragazzo che tutti stanno cercando, vi prego, portatemi a casa”. Provato, ma in buone condizioni. Abbiamo avvisato i genitori che sono arrivati poco dopo».

Il lungo abbraccio con papà, mamma e sorellina, le lacrime, la fine di un incubo. Era solo quando è stato ritrovato, solo quando gli occhi elettronici all’interno della stazione di Milano lo inquadrano alle 9.45 di giovedì 21 marzo accanto alla banchina del convoglio appena arrivato da Morbegno. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire i suoi spostamenti. In treno e poi in autobus, fuori dai confini dell’Italia, in Slovenia e Croazia. Con il doppio passaporto italiano e russo (nazionalità della mamma) e i soldi raccolti negli ultimi mesi con le paghette e i regali dei nonni.

«È stato controllato la notte del 27 marzo dalla polizia croata al confine di Karasovici-Sutorina spiegano i carabinieri del comandante provinciale di Lecco, che coordinati dalla Procura guidata da Ezio Domenico Basso, hanno condotto le ricerche sia sul territorio nazionale che estero -. Quando si è reso conto che non poteva proseguire oltre, è rientro in Italia dove è stato riconosciuto grazie alla diffusione delle immagini estrapolate dai militari nei giorni scorsi e diffuse da parte dell’autorità giudiziaria».

Pare che volesse raggiungere la Grecia, l’isola di Keros, nelle Cicladi, completamente disabitata, area protetta dallo Stato fin dal 1968. Particolare che al momento gli inquirenti non confermano. «Ringrazio le forze dell’ordine e tutte le persone che ci hanno aiutato in questa settimana terribile», le prime parole del padre - Ho finito le lacrime. Dove ha trascorso gli ultimi 8 giorni? Ora è la cosa che ci interessa meno».

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