Moregallo, cinque sub hanno perso la vita in 18 mesi

Ogni anno si contano 15mila immersioni nella zona del “cimitero delle auto”, un punto tanto suggestivo quanto pericoloso. Già nel 2016 la proposta del progetto “Moregallo sicuro” con iniziative di informazione e corsi sulla sicurezza.

In diciotto mesi cinque sub hanno perso la vita al Moregallo, immergendosi nel fondale in zona Moregge dove c’è il “Cimitero delle auto”, uno spettacolo che sembra essere un grande richiamo, considerato che ogni anno si contano in media 15mila immersioni.

Sabato a perdere la vita è stato Fabio Mancini, ingegnere di 62 anni di Cusago, sommozzatore esperto con più brevetti. Giunto a qualche decina di metri di profondità, l’uomo ha accusato un malore e si è visto costretto a “pallonare”, ovvero sarebbe salito troppo velocemente verso la superficie non rispettando così le tabelle di decompressione. Questo avrebbe creato seri problemi e subito le sue condizioni sono risultate gravi. Immediato l’arrivo dei soccorsi e il trasferimento all’ospedale Manzoni di Lecco dove poco dopo il suo cuore si è fermato.

Una settimana prima, domenica 3 marzo, a perdere la vita era stata Elvira Mangini, 65 anni, veterinaria milanese in pensione. E’ lungo l’elenco delle croci in acqua: a gennaio dello scorso anno era morto anche Claudio Muratori, sub di 58 anni di Cambiago, a novembre 2022 Marco Bordoni di Cinisello Balsamo morto il giorno del suo 54esimo compleanno, e qualche settimana prima Fabio Livio, 41 anni, di Tavernerio.

A ottobre del 2016 al Moregallo era arrivato l’allora governatore della Lombardia, Roberto Maroni, per un’immersione e allora si era già parlato della pericolosità della zona, tanto che si era fatta avanti la proposta del progetto “Moregallo sicuro”, con iniziative di informazione e corsi di sicurezza, basati anche sul diverso approccio da tenere tra un’immersione nel lago e una in mare, considerato che non è detto che un sub esperto in mare lo sia altrettanto nel lago, un fattore da non sottovalutare mai. Negli anni successivi si è continuato a parlare di sicurezza, ma purtroppo come tutti gli sport anche la subacquea ha i suoi rischi.

Tra le richieste ci sarebbe quella di esporre dei cartelli indicando zona pericolosa, anche se non saranno certo questi a risolvere il problema. A perdere la vita negli ultimi tempi sono stati sub esperti, con grande esperienza sulle spalle e numerosi corsi all’attivo. E già in passato si erano sollevate proteste sulle morti e addirittura si era ventilata l’ipotesi di chiudere il Moregallo, vietando alle immersioni. Divieto che non avrebbe risolto il problema, ma che lo avrebbe solo spostato in altre zone. Altra ipotesi era stata quella di avere un servizio di soccorso attivo sul posto, ma i costi necessari a sostenere la presenza di un’ambulanza di un medico con una sua equipe e di un’autista del mezzo, hanno subito messo in archivio l’idea. Nel lecchese sono due le aree predilette dai sub, il Moregallo e la zona di Debbio tra Abbadia e Mandello, ed anche quest’ultima nel tempo è stata segnata da morti.

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