La crisi del Tubettificio europeo

Si cerca la strada del rilancio

Le soluzioni Incontro dei sindacati con i delegati di fabbrica sugli ammortizzatori sociali. Tra le ipotesi la cassa straordinaria per ristrutturazione, o l’accompagnamento alla pensione

La cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale? Meglio di no, è un percorso troppo rischioso (il ministero potrebbe non autorizzare la cassa, o comunque far passare molto tempo prima di dare una risposta definitiva) dopo l’entrata in vigore del Jobs act. E allora, come tutelare i 120 dipendenti del Tubettificio europeo? È la domanda sulla quale Fim-Fiom e azienda si sono confrontati con gli esperti del ministero del Lavoro.

Più che risposte dall’incontro di Roma Giovanni Gianola (Fim), Mauro Castelli (Fiom) e la direzione aziendale hanno avuto ipotesi da approfondire nei pro e nei contro. Per una prima valutazione sui possibili ammortizzatori da usare, ieri Gianola e Castelli si sono confrontati con i delegati di fabbrica. Nei fatti, la decisione spetta all’impresa, perché dal ministero sono stati prospettati due possibili percorsi. Ed entrambi implicano la disponibilità aziendale ad investire.

Il primo percorso. La nuova società (una srl), che nascerà dal Tubettificio europeo dopo il fallimento, si prende in carico tutti i 120 dipendenti ora in organico, presenta un piano di rilancio in più esercizi, con tanto di specifiche sugli investimenti programmati e cifre sulla sostenibilità economica del progetto, per poi - sulla base del piano di rilancio - avanzare richiesta di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione. Come ricordano Castelli e Gianola, una soluzione simile è stata adottata con successo dal laminatoio dell’Arlenico.

Lo scivolo

Secondo percorso. I lavoratori con i requisiti contributivi ed anagrafici vengono accompagnati alla pensione, dopo un passaggio dalle liste di mobilità. L’accompagnamento presuppone la possibilità di ricorrere ad incentivi economici. E quindi anche in questo caso, l’impresa dovrebbe mettere a disposizione delle risorse. Castelli e Gianola sottolineano che al Tubettificio c’è un numero di lavoratori (con requisiti anagrafici e contributivi) sufficiente per concretizzare questo secondo percorso.

Come riferiscono i due sindacalisti, la direzione aziendale sta approfondendo le varie ipotesi (c’è anche quella di una possibile cessazione dell’attività per fallimento), e a breve incontrerà i sindacati per comunicare la decisione.

In tribunale

Ricordiamo che mercoledì 20, in tribunale verrà esaminata l’istanza di fallimento del Tubettificio europeo. E che almeno fino a mercoledì, l’impresa di Pescarenico continuerà a lavorare ad un ritmo che è la metà del potenziale produttivo: in fabbrica ci sono una sessantina di addetti, mentre gli altri sono coinvolti in un percorso di cassa integrazione ordinaria che a rotazione coinvolge tutti i 120 dipendenti.

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