Calcio Lecco, la trattativa Aliberti-Di Nunno va avanti. Il patron: «Pago gli stipendi di marzo e aprile, poi lascio»

Tutto confermato. La trattativa Aliberti-Di Nunno va avanti. E ad ammetterlo, una volta tanto, è lo stesso patron che ha visto l’imprenditore bergamasco venerdì allo stadio e già sabato sera lo ha risentito. Il che non vuol dire ancora niente, visto che i nodi al pettine sono tanti. Ma è altrettanto vero che Di Nunno ribadisce le parole pronunciate da queste colonne da Aniello Aliberti: “Gli ho garantito che pagherò gli stipendi di marzo e aprile in modo che la società sia pronta per essere iscritta in serie C il 4 di giugno. È l’ultimo sforzo che faccio per la città e per i tifosi. Maggio e giugno li pagherà chi subentrerà. E farà anche l’iscrizione. Comunque vada non sarò io a iscrivere il Lecco al prossimo campionato. Non mi vogliono a Lecco no?”.

Altre volte Di Nunno ha traccheggiato per poi tornare sui suoi passi, dopo aver proclamato di voler vendere, ma questa volta non sembra un bluff perché, a detta stessa di Di Nunno, “Questa volta i soldi per un altro campionato in perdita non li ho davvero”. Insomma, l’ipotesi Aliberti prende più corpo. E Di Nunno sembra “tifare” per lui. “Lui ha paura di debiti nascosti, che però non ci sono – spiega al nostro taccuino – Ci saranno le ultime due mensilità di maggio e giugno, per circa un milione e settecentomila euro-un milione e ottocentomila, e la rimanenza dei lavori allo stadio che ammontano a circa settecentomila euro. Ma lui, o chi per lui, ha davanti a sé anche il “paracadute” della Lega che dovrebbe essere vicino al milione di euro. Più il minutaggio dei giovani. Avrei gradito vedere più giovani contro il Modena, perché sarei stato sicuro di prendere intorno ai 400mila euro. Così non siamo sicuri di niente… vedremo”.

Insomma, conti chiari, amicizia lunga. E Aliberti è un imprenditore che è abituato a parlare solo “conti alla mano”. Il perché? Lo spiega Di Nunno stesso: “Lui vuole carte su carte perché vorrebbe tirare dentro degli altri soci, di Lecco. Io gliel’ho detto che a Lecco non gliene frega nulla del calcio, ma va bene. Se lui è convinto di farcela, glielo auguro. A me non mi ha seguito mai nessuno”.

La vera differenza è che Aliberti è pronto a sbarcare a Lecco con le sue attività e che stare con lui potrebbe essere il “ponte” per una joint venture anche di tipo industriale con realtà del territorio. Come in tutte le piazze, il calcio potrebbe essere un grimaldello per scardinare le porte tra le due province, che furono sul punto di fondersi come Confindustria (intendiamo Lecco e Bergamo), e quale modo più piacevole che conoscersi attraverso la grande passione comune del “football”? Fatto sta che le cose stanno andando avanti e anche se non sono semplici, procedono.

Il fatto che ci siano difficoltà è rappresentato dal fattore tempo (il 4 giugno è oramai alle porte), e dalle carte che Aliberti vorrebbe avere in mano fin da subito per convincere, a sua volta, altri investitori. Anche se è già stato chiaro: per almeno due anni, solo perdite, in serie C. A meno di non tentare, e riuscire, il salto in B fin da subito. Alché tutto cambierebbe.

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