«Valanga a Madesimo, vogliamo risposte»

Parla la famiglia Cariboni. Paride fu travolto da una slavina lungo la pista del Canalone il 13 febbraio scorso: «Sono passati quattro mesi e non sappiamo nulla. Troppe le domande angoscianti che continuiamo a porci».

La perdita di un figlio è sempre inaccettabile, ma diventa impossibile elaborare il lutto se di mezzo ci sono interrogativi senza risposta.

«Capire come sono andate realmente le cose non ci farà riavere il nostro amato Paride, ma almeno smetteremo di tormentarci con le domande che continuiamo a porci a distanza di quattro mesi dalla tragedia. E soprattutto ci permetterà di zittire una volta per tutte quelle illazioni che solo aggiungono dolore al dolore».

Giusi e Giovanni Cariboni, i genitori di Paride, l’immobiliarista colichese con casa a Gravedona morto a 34 anni, travolto da una valanga a Madesimo, rompono il silenzio e chiedono verità. «Per prima cosa ci teniamo a dire che nostro figlio non era uno spericolato. Era un appassionato dello sport, ma sempre molto scrupoloso e prudente. È stato travolto nella parte del canalone aperta al pubblico. Non era quindi in fuoripista e non stava seguendo tracciati alternativi o non autorizzati, ma come molti altri turisti che il 13 febbraio scorso si stavano divertendo in Val di Lei, stava scendendo lungo una pista ritenuta sicura».

Da allora, la famiglia Cariboni non ha avuto alcuna notizia dalla Procura di Sondrio, che sulla vicenda ha aperto un’inchiesta che - a quanto riferisce l’avvocato Roberta Cerati - è ancora a carico di ignoti.

«Capiamo perfettamente che le priorità possono essere altre, ma il nostro unico desiderio - afferma Giovanni Cariboni, imprenditore la cui famiglia ha fatto la storia degli impianti in alta Valle Spluga - è quello di non doverci più arrovellare sulle mille domande che in ogni momento assillano la nostra vita».

Domande giustificate proprio dal fatto che Paride è stato travolto da una slavina in un punto in cui, fino a pochi attimi prima, stavano sciando decine e decine di persone. «Era Carnevale, la località pullulava di turisti... Siamo certi che siano state fatte tutte le verifiche necessarie da parte della società impianti per garantire la sicurezza lungo il Canalone, ma vogliamo che sia la Procura ad appurarlo...».

Altra questione da chiarire, quella dei soccorsi. «Come è noto, l’allarme è stato dato con una buona mezz’ora di ritardo rispetto alla tragedia. Non vorremmo pensare che se ci fosse stata maggiore tempestività, oggi non saremo qui a piangere il nostro Paride - aggiunge con la voce rotta dall’emozione la signora Giusi -, ma non abbiamo altra scelta. Ecco perché siamo ansiosi di conoscere quale ricostruzione degli eventi ha fatto o farà la Procura di Sondrio».

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