L’uomo nuovo nel Natale delle utopie

Sarebbe opportuno cogliere questo appuntamento per cercare di cambiare

Desidererei anch’io, nel prossimo Natale, dove nonostante tutto sembra si abbonderà in auguri e doni, trovare sotto l’albero ciò che chiedeva un lettore scrivendo su questa pagina. E cioè un nuovo tipo d’uomo, che non sia la fotocopia sempre più sbiadita e inguardabile di quello che normalmente ormai incontriamo dovunque ci capiti di andare. Un uomo che abbia finalmente riscoperto le sue vere ragioni di essere, e che non consideri la virtuosità come qualcosa di superato, noioso, vecchio e ammuffito. Oggi c’è questa grande rincorsa verso il nuovo, e tutto il resto viene catalogato come spazzatura. Come se il nuovo fosse in quanto tale il meglio. Vorrei chiarire che, parlando del Natale, non ne faccio una questione di tipo religioso, ma semplicemente credo che sarebbe opportuno cogliere questo appuntamento per cercare di cambiare. Vedo in giro troppa gente che non fa il suo dovere, che manca di rispetto agli altri, che non conosce il senso etico. La politica, poi, che orrore: uno scandalo dopo l’altro. E pensare che la politica dovrebbe esserci di modello. Invece interpreta i peggiori difetti della comunità. So che forse il mio è un desiderio difficilmente realizzabile, ma almeno per Natale lasciatemelo esprimere lo stesso.

Renzo Bianchi


Sottoscritto ciò che lei dice e auspica, caro amico, l’esperienza suggerisce d’essere più realisti che sognatori. Sperare che una tal fatta d’uomo ideale diventi la pasta di cui è fatto l’uomo comune, appartiene purtroppo e di sicuro all’utopia. Forse è più ragionevole confidare - ammesso che la ragionevolezza ogni tanto prevalga - su un minimo superamento delle forti debolezze cui troppi indulgono nella quotidianità. Una quotidianità - non la prenda come consolazione, ma come dato obiettivo - purtroppo non esclusiva dei nostri tempi poiché la storia insegna che la cronaca non le è mai inferiore quanto a nequizie (morali e materiali) d’ogni tipo. Persino nella virtuosa Roma antica, il peggio prevaleva sul meglio, come si legge per esempio nelle Metamorfosi di Ovidio: «Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo quelle peggiori». E difatti la sua personale avventura comportò l’esilio sul Mar Nero, decretato da Augusto fors’anche per qualche attenzione di troppo riservata dal poeta alla di lui consorte. Per concludere, e tenendo lontano impraticabili ottimismi: che siano maturi i tempi di una metamorfosi della decadenza d’oggi, è un regalo ancora troppo acerbo perché ci possa essere lasciato sotto l’albero di questo Natale.

Max Lodi

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