Il miglior regalo è aiutare gli altri senza pubblicità

Intorno a noi si muove un mondo anonimo di volontariato e solidarietà

Niente succede se non voluto dall’uomo, noi stessi siamo arbitro e giocatore dell’eterna partita della vita, evitiamo quindi di dar quasi sempre la colpa agli altri, anche se la realtà ce lo impone! Buttiamo allora dalla finestra più in alto televisione e politici, c’è ancora tanta buona musica da ascoltare e qualche buon libro da leggere, sentieri da camminare, persone alle quali voler bene e forse qualcuno da aiutare. Buon Natale e buon anno.

Pompeo Peduzzi

Perché,caro amico, se la prende con la televisione e i politici, se premette che ciascuno è artefice del suo destino, e che dunque se tanti destini convergono nell’eleggere una certa classe politica e nel favorire una certa televisione non c’è da lamentarsene, ma solo da prenderne atto? Una minoranza ha il diritto, e anche il dovere, di perseguire obiettivi che corrispondano alla scala di valori in cui crede, ma di fronte al prevalere d’una maggioranza che ne privilegia altri, non le rimane che accettare - sia pure obtorto collo - il volere dei più. Perché anche questo codice di rispetto, e forse soprattutto questo, appartiene alla sua visione del mondo. Nel merito, non è poi vero che tutta la televisione e tutti i politici siano da buttare. E non è vero che il resto, la decoratissima società civile, sia da apprezzare tout court. Bisogna fare attenzione a non demonizzare alcuni generi o categorie, e metterne un po’ di più nel cercare d’individualizzare meriti e difetti. Da evitare sono proprio le generalizzazioni e la genericità perché contribuiscono a creare un mondo superficiale del quale rischiano poi di diventare figli quella televisione e quei politici che aborriamo. Quanto all’aiuto da portare agli altri, di sicuro è il regalo più generoso da fare. Sul nostro territorio le iniziative in tal senso sono per fortuna numerose e in continua crescita. Esiste un popolatissimo pianeta della solidarietà e del volontariato del quale spesso veniamo a conoscenza solo quando ne abbiamo bisogno e che denuncia una frequente caratteristica in linea con la tradizione della nostra gente: l’anonimato di chi dà, preferendo non far sapere al beneficiario chi sia il suo benefattore. E’ un inconfessato e tuttavia ben noto pudore dei sentimenti, che sconfessa il luogo comune sulla voglia di ego dei varesini; e che confessa invece la loro speciale cura nell’evitare ai meno fortunati la sfortuna d’una umiliazione aggiuntiva. Quella che taluno prova nel dare volto alla mano caritatevole, perché gli pare di veder riflesso il proprio fallimento nell’altrui successo.

Max Lodi

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