terminata la corsa al regalo, spenta la frenesia del pacchetto, messe per due giorni le macchine in garage, la pace cala finalmente sulle città natalizie e, come capita a Ferragosto, si possono finalmente fare due passi ascoltando i rumori naturali, perfino il canto invernale del pettirosso.
Ma soprattutto, come cantavano Simon & Garfunkel ai loro bei tempi, si riscopre “the sound of silence”, il suono del silenzio, che oggi siamo abituati a pensare soltanto come negazione del continuo frastuono da cui siamo circondati in ogni momento della giornata, e spesso anche della notte.
Che gioia poter camminare per le strade del centro senza il rumore del traffico, il cicaleccio continuo al cellulare, le pubblicità strombazzanti, le assurde musichette natalizie diffuse nei negozi e finalmente osservare con calma le architetture, l'intreccio delle vie, o salutare da lontano un amico che passa in bicicletta.
Il continuo bombardamento acustico cui siamo sottoposti quotidianamente ci allontana dalla capacità di cogliere le sfumature dei suoni, i segnali che arrivano dalla natura, linguaggi arcani e affascinanti che riportano ad altre forme di contatto, senza l'interposizione della parola.
Alice Ricciardi
Lecco
Cara Alice,
in un bel libro pubblicato qualche anno fa, intitolato “La riscoperta del silenzio”, la curatrice Nicoletta Polla-Mattiot affronta il tema del “non-detto” in tutti i campi della comunicazione, dalla musica all'arte, dalla poesia alla psicoanalisi, dalla seduzione alla natura.
Un viaggio affascinante sull'”arte del tacere”, in cui si parla di “quiet party”, le feste silenziose oggi di moda anche da noi, e dei “relais du silence”, alberghi di lusso realizzati in antiche dimore circondate da parchi.
Una curiosità: il silenzio assoluto non esiste neppure in alta montagna, ci pensano scoiattoli e uccelli notturni a disturbare la quiete…
Vittorio Colombo
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