Bossi frena il presidenzialismo:
"Prima un'Italia federale"

Secondo il premier l'Italia è matura per diventare una repubblica presidenziale. Ma la riforma dovrà essere condivisa da tutti, avverte. E Bossi mette l'altolà: prima il federalismo, ha detto

Dopo le emergenze - dai rifiuti di Napoli a quella della crisi internazionale - mano, a testa bassa, alle riforme. Il presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno, ha tracciato a grandi linee quella che lui stesso definisce "l'Italia del futuro" che cambierà il volto al paese grazie "alla forza riformatrice" del suo governo.
E fra tutte le riforme, berlusconi ha posto l'accentio sukl fatto che l'Italioa, secondo lui,. è ormai pronta per il voto diretto del presidnete della repubblica. Una riforma che, ha però avvertito il premier, dovrà essere condivisa da tutti.
Ma ieri il primo altolà, paradossalmente è arrivato da un suo alleato, Umberto Bossi. Per il senatur "siamo così occupati che è impensabile parlare di un grande progetto come il presidenzialismo in questo momento, un progetto che è non molto condiviso. Ora pensiamo al federalismo, poi vediamo".
Berlusconi tuttavia vuole andare avanti a spron battuto sulla strada delle riforme. "Il nostro è un governo che vuole qualificarsi per quello che fa: siamo il governo del fare", è stato il preambolo del premier che elogiando l'azione dei primi sette mesi di lavoro già guarda oltre San Silvestro e annuncia che "presenteremo al primo consiglio dei ministri di gennaio" la riforma della giustizia penale promettendo comunque ascolto per tutti. Anche per l'opposizione.
"Il fulcro  della riforma della giustizia - ha spiegato - sarà la separazione degli ordini, separando i magistrati giudicanti da quelli che io chiamo gli avvocati dell'accusa. Nei confronti dei giudizi avranno gli stessi diritti e gli stessi doveri degli avvocati della difesa". Ma l'intervento riformatore, spiega il premier, è "imposto soprattutto dal fatto che troppo spesso i processi, le accuse e le indagini vengono utilizzate come strumenti di lotta politica".


Stretta sulle intercettazioni
Usi errati e deviati che coinvolgono anche uno strumento di indagine, particolarmente indigesto a Berlusconi: le intercettazioni. Per imprimere una decisa stretta all'uso e alla pubblicazione delle intercettazioni il capo del governo conta sulla compattezza della sua maggioranza e auspica che "dal Parlamento, con un emendamento che faremo in Cdm, esca una legislazione garantista e che metta i cittadini nella certezza non essere ascoltati".

Voto diretto per il Colle
Nel panorama delle riforme torna prepotentemente anche il presidenzialismo, visto da Berlusconi come una forma di governo da regalare all'Italia per renderla più moderna e competitiva con gli altri paesi. "Sono convinto - ha detto il premier rispondendo proprio all'ultima domanda in scaletta - che il presidenzialismo sia la formula costituzionale che può portare al migliore risultato per il governo del paese. Sono convinto che l'architettura attuale ci pone dietro gli altri paesi perchè non permette di prendere decisioni tempestive e non da poteri al premier che lo rendano incisivo". L'unico potere del premier, sottolinea, è "stendere gli ordini del giorno del consiglio dei ministri, il resto dipende dalla sua autorevolezza. Anche i ministri vengono nominati dal Capo dello Stato e non può dimetterli. Ha solo i decreti legge come unico strumento che però è sottoposto preventivamente alla firma del Capo dello Stato".
Quanto ai tempi Berlusconi spiega che una riforma presidenzialista "non la esamineremo quest'anno perchè ci sono altre urgenze, auspico però che si apra un vasto dibattito in questa legislatura, in Parlamento e nel paese, per arrivare con l'opposizione e l'opinione popolare ad una riforma che ritengo essenziale se vogliamo fare della nostra una democrazia moderna, funzionante e in concorrenza con altri sistemi del mondo".

Economia
Non si rimette mano al sistema pensionistico italiano: saranno le donne a decidere quando lasciare il proprio posto di lavoro. Silvio Berlusconiha difeso il ministro Renato Brunetta dalle accuse di voler aumentare l'età di pensionamento delle lavoratrici, e assicura che "né ora, né nei prossimi mesi sarà rivisto il sistema. E' l'Unione Europa, ricorda il premier, che chiede all'Italia un'equiparazione dell'età fra uomini e donne. "Noi - dice - riteniamo che debba essere una decisione facoltativa delle donne". 

Settimana corta
Fra le tante questioni, Berlusconi non ha chiuso alla possibilità di applicare anche in Italia la settimana lavorativa corta seguendo l'esempio della Germania. "E' una delle proposte sul tavolo", ha confermato.
L'attenzione del premier si è però rivolta soprattutto alla crisi economica in atto che genera "un'atmosfera di paura" e determina un calo dei consumi. Ma continua a infondere ottimismo e fiducia. A Bruxelles, spiega, si è deciso di "iniettare quantità importanti di fiducia, di ottimismo e di speranza nel corpo dei cittadini elettori". Secondo Berlusconi l'Europa "ha saputo reagire molto bene" e l'Italia è stato il primo Paese a intervenire, "ha prodotto uno sforzo che è stato l'apripista delle soluzioni".

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