Scuola senza più fondi
Chiesti soldi alle famiglie

Ormai è diventata una "tassa" vera e propria: si va da un minimo di 10 euro per i bimbi che frequentano la scuola dell'infanzia per salire a 15 per chi è iscritto alle medie fino a toccare un esborso di 100 euro per gli studenti delle superiori, licei e istituti scientifico-professionali.

Sondrio - Carta, penne, toner, fotocopie. E poi fili elettrici, provette o vetrini per i laboratori di scienze. Anche quest'anno senza l'aiuto delle famiglie la scuola rischia di bloccarsi. E allora torna la richiesta ai genitori di un contributo, ormai non più tanto volontario, ma molto simile nelle forme a quella di una "tassa" vera e propria: si va da un minimo di 10 euro per i bimbi che frequentano la scuola dell'infanzia per salire a 15 per chi è iscritto alle medie fino a toccare un esborso di 100 euro per gli studenti delle superiori, licei e istituti scientifico-professionali.

Un contributo ormai indispensabile, che resta volontario, ma che le scuole richiedono, all'atto dell'iscrizione, alle famiglie per coprire le spese di funzionamento amministrativo didattico.

Ma quella che all'atto pratico si traduce in un'ulteriore spesa in più per mamme e papà già messi a dura prova dalla crisi, per le scuole diventa di fatto linfa vitale. Perché la verità è che, stando alle testimonianze raccolte tra i dirigenti, senza questo aiuto che arriva dall'esterno garantire il servizio diventerebbe impresa ardua, in alcuni casi addirittura impossibile se si parla di istituti con centinaia di iscritti e laboratori da mantenere efficienti e in attività.

La somma di dieci euro versata dalle famiglie serve ad esempio ad acquistare materiale di didattico di consumo - come si legge testualmente nella richiesta fanno arrivare a casa dall'istituto comprensivo "Sondrio Centro" per i bimbi dell'asilo -, ma anche per coprire le spese delle fotocopie (dalla carta al toner) e per acquistare materiale igienico-sanitario per tenere pulite classi, corridoi e bagni.

«Inutile nascondersi - interviene dall'Iti Mattei, Mario Messina -: senza quel contributo i nostri laboratori dovrebbero chiudere». Numerosi sono i laboratori al servizio degli oltre 800 studenti che frequentano l'istituto tecnico industriale di via Tirano e i soldi versati dalle famiglie vengono spesi «in parte per l'acquisto di materiale utilizzato all'interno dei laboratori di meccanica, di chimica, di informatica e via dicendo». Si va dall'acquisto delle ampolle a strumentazioni, da cavi elettrici a utensili di lavoro. «Una parte, all'incirca 20 euro, è impiegata per l'assicurazione e i libretti, ma la stragrande maggioranza viene utilizzata per l'acquisto di materiale - ribadisce - e per aggiornare e garantire una manutenzione ai laboratori». Novità, introdotta da quest'anno al Mattei, «quella di poter avere il rimborso del contributo per gli studenti che eventualmente si ritirano, entro una determinata data, dal corso di studi prescelto».

Di poco cambia la posizione di Maria Grazia Carnazzola, dirigente del Piazzi-Perpenti, istituto che raduna sotto lo stesso tetto quattro indirizzi liceali e che conta all'incirca 800 studenti iscritti: «La scuola senza il contributo volontario delle famiglie sarebbe privata di quell'arricchimento per i ragazzi in tal modo reso possibile».

Viene impiegato, in larga parte, per ampliare l'offerta formativa con una rosa di progetti, iniziative e attività che qualificano la preparazione dei discenti. «Privati di questo, ci si vedrebbe costretti a ritornare alla lezione frontale in senso stretto» puntualizza Carnazzola.

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