Tarpini: «Frontalieri, nulla cambia
Ma i rapporti sono sempre più tesi»

L’analisi«I ticinesi? Come noi lombardi. Alla logica preferiscono emotività e propaganda». L’ex segretario Cgil avverte: «Intervenire prima che la situazione si avveleni ulteriormente»

«Nell’immediato, e anche nel medio periodo, non cambierà nulla: perciò niente allarmismi. Ma bisogna fare molta attenzione, perché sono evidenti i segnali di una convivenza mai così tesa. Nei luoghi di lavoro svizzeri peggiora il clima nei confronti degli italiani: una tendenza che si tocca con mano, benché per fortuna non si veda ancora il pericolo di degenerazioni drammatiche».
Alessandro Tarpini, comasco, responsabile nazionale frontalieri della Cgil, analizzare gli scenari post referendum («Anche se in realtà era un’iniziativa popolare, ben diversa da un referendum: si sono sentite tante sciocchezze da presunti esperti, in questi giorni», sottolinea) lasciando da parte la rabbia.

«Il voto del 2014 non ha ancora uno sbocco legislativo, e anche questo avrà tempi lunghi - pronostica Tarpini - La titolarità sui temi proposti non è del Cantone, bensì della Confederazione, che deve tener conto di tutte le variabili, compreso il fatto che se decade un pilastro crolla tutta l’impalcatura degli accordi bilaterali sottoscritti in ambito Ue».

Il messaggio recapitato al di qua del confine, però, è chiaro: «Hanno un problema e si illudono che prendersela con gli italiani glielo risolva: capolavoro della propaganda e sconfitta della buona politica», attacca Tarpini -. Occhio, vale anche per noi: se in Lombardia oggi si facesse un referendum identico, prenden

Cosa possiamo fare ora? Dipendiamo dalle lune degli svizzeri, o l’Italia ha qualche arma da impiegare? «A livello nazionale ed europeo, brandire gli accordi bilaterali può essere un fattore importante. Fermo restando che non è il momento delle decisioni traumatiche, bensì della diplomazia: deve ripartire il dialogo, per trovare una sintesi che in fondo conviene a tutti»..

© RIPRODUZIONE RISERVATA