L’ultimo saluto a Sangalli

«Aurelio, un grande uomo

un imprenditore unico»

La chiesa parrocchiale di Castello non è stata in grado di accogliere tutte le persone che si sono volute stringere alla famiglia Sangalli nel momento dell’ultimo saluto ad Aurelio, grande imprenditore con la famiglia quale valore più importante.

Il fondatore del Mollificio San’Ambrogio, che dalla sede lecchese si è trasferito a Cisano Bergamasco per diventare quindi il centro di un vero e proprio impero basato oggi su 8 aziende e 1.200 dipendenti, è stato salutato da centinaia di persone, tra amici e lavoratori dei suoi stabilimenti, con i quali era stato capace di costruire un rapporto umano particolare, sicuramente non scontato.

Su questo aspetto si è concentrato in modo particolare il parroco don Egidio Casalone, nell’omelia con cui ha accompagnato l’88enne nel suo ultimo viaggio. «Osservando questa straordinaria partecipazione mi viene naturale chiedermi da dove vanga questo affetto, perché dietro ai grandi imperi e agli affari vorticosi spesso non si vede un volto amico. Sovente non si vede umanità in aziende che producono comunque sempre sulla fatica ordinaria di braccia umane, con il sudore della fronte degli operai. Ma Aurelio ha saputo mettere le sue capacità e il suo carisma a frutto per tutti. Era esigente con se stesso e con gli altri, ma questo non lo rendeva insensibile ai problemi dei suoi tanti operai, aveva un cuore capace di vedere nel profondo. Era sensibile, nonostante quel suo modo di fare, schivo anche da tutte le onorificenze che magari riempiono le pagine dei giornali ma che poi hanno la consistenza di nebbia che si dissolve».
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