Lugano: il dipinto conteso
tra Italia e Svizzera

Il presunto ritratto di Isabella d’Este attribuito a Leonardo da Vinci continua a far discutere

Il presunto ritratto di Isabella d’Este attribuito a Leonardo da Vinci e sottoposto a sequestro dal Ministero pubblico nel 2013 su richiesta dalla Procura di Pesaro, continua a far discutere. A prendere posizione nei giorni scorsi è l’avvocato di Novi Ligure Fabio Garaventa, che insieme all’avvocato romano Achille Castignani sta seguendo la rogatoria per conto dei proprietari, convinto che l’opera debba restare in Svizzera.

Come noto il dipinto ad olio di 61x46,5 centimetri era stato ritrovato da agenti della polizia cantonale nel caveau di un istituto fiduciario luganese, mentre erano in corso trattative per una sua cessione al prezzo di 120 milioni di euro, e successivamente posto sotto sequestro in base ad una domanda di assistenza giudiziaria internazionale inoltrata dalla Procura della Repubblica di Pesaro per presunta infrazione alle leggi sul trasferimento dei beni culturali. Le autorità italiane sono infatti convinte che la proprietaria, Emidia Cecchini di Pesaro, abbia importato il quadro illegalmente in Ticino proprio per venderlo. La donna però nega, sostenendo che il ritratto, appartenuto alla nonna, si trova sul suolo elvetico dal 1913.

La situazione è per il momento ancora in una fase di stallo e il quadro è custodito nel caveau di una banca luganese. La magistratura italiana ha chiesto di poter disporre dell’opera appellandosi alla legge Bottai del 1939 sulla tutela delle opere d’arte che ne impedisce l’esportazione, ma quella ticinese non ha ancora dato seguito alla richiesta. Non per il valore della tela, che a detta di vari esperti non è un Leonardo, ma perché gli inquirenti d’oltre confine non hanno ancora dimostrato che il quadro ha effettivamente varcato il confine illegalmente.

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