Foto del duce dietro Di Maio
Caggiano: «Era lì da tre anni»

Il vicepresidente grillino della Camera era ospite domenica a Carugo. Il fondatore di Drappo Bianco: «A noi interessa il futuro, non il passato»

Una visita riuscita, tra selfie, applausi, e l’entusiasmo per la sfida delle prossime politiche.

Ma a qualcuno non è sfuggito che domenica a far da sfondo all’incontro di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, con gli imprenditori , c’era un’immagine di Benito Mussolini.

Una sagoma del volto del Duce, appesa al muro vicino a una scala, a pochi metri da dove il leader politico del Movimento 5 Stelle stringeva mani e rispondeva alle domande dei partecipanti , oltre un centinaio, arrivati alla sede dell’azienda di marmi di Giuseppe Caggiano, il fondatore del Movimento Drappo Bianco. Una presenza decisamente ingombrante, di fronte a una carica istituzionale di questo peso, che ha generato un certo imbarazzo.

Luigi Di Maio è arrivato in via Cascina Sant’Isidoro accompagnato dal portavoce lombardo del M5S Stefano Buffagni, e ad accoglierlo ha trovato un capannone pieno di persone venute per ascoltarlo e per manifestargli le difficoltà vissute quotidianamente dagli imprenditori.

Prima del suo intervento è stato accompagnato a visitare l’officina produttiva, tra macchinari e lavori realizzati.

Tra questi, appeso a una parete laterale, vicino a una scala, un ritratto di Mussolini in marmo. Probabile che il candidato premier del M5S non l’abbia nemmeno notato. Ma non è passato inosservato ai molti che hanno riconosciuto la sagoma inconfondibile del Duce nelle tante fotografie e video condivisi sui social network a testimoniare la visita, non certo comune in un’azienda di provincia.

Il padrone di casa, da parte sua, ride forte quando gli si chieda ragione di quell’immagine: «Certo, figuriamoci se Caggiano può fare le cose per bene. Si deve sempre trovare qualcosa che non va».

Poi l’inventore del Drappobianco, il movimento di protesta nato spontaneamente contro la pressione fiscale, torna serio: «Noi realizziamo migliaia di oggetti in marmo. Quella era la contro dima di un lavoro che mi è stato commissionato tre anni fa e che qualcuno, forse un mio operaio, ha appeso lì. Me ne ero persino dimenticato. Ma se è per questo ci sono anche un capo Sioux e un angelo della cappella Sistina».

Quella presenza, assicura, non è la dichiarazione di un’appartenenza politica: «La discordia è proprio insita nel popolo italiano - continua -. A me non interessano le vecchie categorie politiche. Che ci sia chi ha sofferto per le azioni dei fascisti mi dispiace, come mi dispiace che ci sia chi ha sofferto per le azioni dei partigiani, ma quella è la storia, ed è scritta nei libri».

E conclude: «Noi non vogliamo occuparci del passato ma del presente e del futuro».

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