Lecco, il cardinale Scola
«Sacro il riposo festivo»

Difesa della domenica da riservare agli affetti, con i negozi rigorsamente chiusi: l'arcivescovo di Milano è interveuto su questo tema in occasione della dedicazione della chiesa del Caleotto che ha presieduto, alla presenza di tantissimi fedeli e delle autorità cittadine, con grande gioia, come ha detto, «sia come successore di Ambrogio, sia da lecchese»

LECCO - Un appassionato appello al rispetto del riposo domenicale, nella sua duplice valenza di recupero della presenza esplicita di Dio nell'Eucaristia e nella dimensione familiare.
Lo lancia l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola (vedi il video), nell'omelia pronunciata al Caleotto durante la dedicazione della chiesa e dell'altare della parrocchiale lecchese.
Lo spunto è offerto al cardinale Scola dall'episodio evangelico del cieco nato, appena letto nella liturgia della parola: «L'intelligenza della realtà manifestata dal cieco che prima non ci vedeva e adesso ci vede - sottolinea l'arcivescovo - è nettamente superiore alla intelligenza libresca e dottrinale degli scribi e dei farisei». Lo stesso vale per la domenica, rispetto alla quale il cardinale Scola dice anche un chiaro «no» ai negozi aperti, da recuperare proprio come «visione della realtà».
Si dichiara doppiamente contento, l'arcivescovo, di poter presiedere questo rito della dedicazione della chiesa, che la gente del Caleotto aspettava da 61 anni, «sia come successore di Ambrogio, sia da lecchese». Ricorda l'opera di quanti hanno messo in luce la architettura e l'arte di questa chiesa, cita l'architetto Carlo Wilhelm e il pittore Orlando Sora per concludere che questa del Caleotto «è una delle chiese meglio riuscite nel dopoguerra non soltanto a Lecco e in Lombardia ma nel panorama nazionale».
Due ore e venti minuti esatti per una cerimonia che comincia puntualissima. Il primo dei riti, la benedizione dell'acqua e l'aspersione del popolo. Dopo l'omelia l'arcivescovo unge una per una le dodici croci della navata. Che sono ad un'altezza tale da richiedere l'utilizzo di una scala. L'attenzione, già palpabile a questo punto, cresce ancora con il sigillo, all'interno dell'altare, delle reliquie dei santi Ambrogio, Protaso e Gervaso, dei beati Luigi Guanella e Alfredo Ildefonso Schuster.

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